San Magno, tra fede e tradizione

Ci deve essere un perché, una motivazione, una spiegazione se da tempo immemore ogni 19 agosto, di buon mattino, i fedeli di San Magno, Vescovo e Martire, si inerpicano con la statua del Santo in spalla, lungo l’irto ed impervio sentiero che conduce all’eremo-grotta per invocarne l’annuale benedizione e protezione;  se nell’angusto e remoto santuario incavato nella superba rupe rocciosa della montagna consacrata al Santo Patrono di San Mango Piemonte, i sanmanghesi partecipano al rito religioso raccogliendosi in mistica orazione davanti all’antica immagine di San Magno, effigiata da uno sconosciuto, nel 1542, sulla roccia soprastante l’altare; se l’ascesa e la discesa del popolo salmodiante è accompagnata da inni e canti di antica memoria, ritmati dai festosi rintocchi della veneranda campanella dell’eremo echeggianti nella rigogliosa forra sottostante; se nei giorni precedenti il 19 agosto, i giovani, mossi da un’ascetica partecipazione,  animano, di giorno e notte,  boschi e viottoli del sacro monte con voci e fiaccole; se nel corso dell’anno sanmanghesi, di tutte le età e  condizioni, si impegnano a conservare, tutelare e perpetuare i simboli della devozione al loro Patrono; se il San Mango Piemonte di oggi nei secoli che furono veniva appellato con l’antica dizione di Terra Sancti Magni et Pedemontis; se si sono consumati torrenti di inchiostro,  penne d’oca e biro, per raccontare e tramandare vita, morte e miracoli di un Santo martirizzato agli albori della cristianità e vissuto, secondo leggenda, per qualche tempo tra i nostri monti nel corso del suo peregrinare da Trani a Roma; se per otto lunghi anni, dal 1997 al 2005, seppur privata di ascendere in processione all’eremo per motivi di sicurezza ambientale, la comunità parrocchiale di San Mango Piemonte non ha dimenticato il suo Santo Patrono, anzi ha fortificato la sua atavica devozione chiedendo fortemente, con manifestazioni pubbliche, il ripristino della percorribilità del monte per riprendere l’antico rito di sottomissione alla benevolenza del suo Santo Benefattore.

Tutto ciò trova, certamente, le sue fondamenta di verità, oltre che in un disegno divino incomprensibile ai non credenti,   tra fede e tradizione che San Mango Piemonte, e la sua gente, accumula e custodisce, col trascorrere del tempo e delle generazioni,  per il suo Santo Patrono.  

La pubblicazione “San Magno, tra fede e tradizione” è  un appasionato viaggio attraverso la fede e la storia raccontato da un suo fervido devoto con un racconto storico-agiografico sulla vita di San Magno, vescovo e martire, attraverso le sue effigi presenti nei vari centri in cui è venerato. Questa modesto quaderno edito dalla Pro Loco di San Mango Piemonte, impreziosito anche dalle 19 grafiche di Gerardo Esposito narranti i punti salienti della miracolosa vita di San Magno, è stato reso possibile grazie alla tenacia storica e ricercatrice di Antonio Roma, a cui, senza ombra di dubbio, il nostro San Magno, per averne cantato le glorie del culto nelle varie parti d’Italia, riserverà, nella sua divina clemenza, il posto d’onore alla Sua destra (posto guadagnato per altri canti in questa terra di passaggio, ma mal riconosciuto).   

E se noi oggi pubblichiamo questo lavoro (si spera il primo di una lunga serie), esso è pure frutto delle tradizioni che la gente del  nostro paese tramanda nel tempo, del rimorso di far poco o niente per continuarle nonché dell’impulso di  contribuire ad arricchire la conoscenza del proprio paese.

Pertanto, è doveroso da parte nostra ringraziare quanti hanno perpetuato nel tempo la fede e la tradizione per il nostro Santo Patrono. Alcuni di essi sono menzionati nelle pagine di questo libro, non ce ne vogliano gli altri. Avremo modo di riparare alla dimenticanza, eventualmente, con le  future pubblicazioni che la Pro Loco ha in animo di effettuare, con la benedizione di San Magno e la partecipazione attiva di tutte le componenti sociali e civili della nostra operosa comunità.  

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