Chiesa di S.Nicola de Pedemonte: storia di contese di patronato.

Breve storia di una contesa per il riconoscimento del diritto di patronato su un altare tra due nobili signore del primo novecento. Dalla lettura dei documenti vien fuori anche uno spaccato di vita, usi, attività e professioni di quegli anni.

Il 20 novembre del 1900, la Sig.ra Rosa Medici presenta supplica a Mons. Valerio Laspro, per il riconoscimento dei diritti vantati sull’altare dell’Addolorata, Cappella eretta nella Chiesa parrocchiale di S. Nicola.
Questo il testo: “La sottoscritta Signora Rosa Precenzano, nata Medici, umilmente sottopone all’Ecc. Vostra, come essa ha ereditato dai suoi maggiori, con titolo legale, il diritto di patronato sull’altare dell’Addolorata, eretto nella chiesa parrocchiale di San Nicola in San Mango Piemonte. Quando la signorina Rosa De Ruggiero assunse dall’Economato Generale l’opera di restaurazione di detta chiesa parrocchiale, la sottoscritta tirò in sua casa il quadro e gli altri arredi del suo altare, affinché non fossero deteriorati durante i lavori. Ma compiuti questi lavori, per i quali la De Ruggiero non sborsò neppure un centesimo del suo, imperrocchè fu completamente, anzi, lautamente pagata dall’Economato, giusta il collaudo dell’ingegnere Martuscelli di Salerno, la sottoscritta si vide abusivamente impedita dalla De Ruggiero di riporre il quadro al suo posto.”.

Il 17 maggio 1901 Il Pro Vicario Generale invia lettera al parroco Don Pietro Provenza affinchè accolga l’istanza della Sig.na Rosa Medici fu Gennaro, che agli atti risulta discendente del Signor Giuseppe Alfinito. Quest’ultimo con atto del notar Giuseppe Cavallo del 5 aprile 1767 istituì ed eresse la cappella sotto il titolo di Maria Santissima Addolorata. La Medici aveva pagato 4250 lire per tutte le riparazioni che riguardavano la cappella

Nel 1904 il parroco Don Pietro Provenza, in risposta alla denuncia sporta contro di lui dalla Baronessa De Ruggiero, indirizza una ricca nota a Monsignor Valerio Laspro, Arcivescovo Primate di Salerno, in cui leggiamo: “…….Nella denuncia sta scritto: – il nominato Parroco disconosce i diritti dei patroni-. Rispondo: I patroni vogliono esercitare diritti che non hanno. I patroni hanno il diritto di nomina, e lo hanno legittimamente esercitato. I patroni hanno riservato a sè un posto nella Chiesa Parrocchiale; ebbene il posto è là: se oggi la pietra è rotta, certo non ero io pazzo da commettere simili ragazzate. Sospetto siano stati i paratori, quando costruirono il tronetto a Santo Antonio, nella festa solenne celebrata in onore di detto Santo. I patroni, e non già la patrona, hanno il diritto ad avere l’incenso nelle Messe solenni, prima del popolo: ebbene il Signor Antonio venga a San Mango nei giorni delle maggiori solennità, io darò ordini al mio monacello, che fa da turiferario, affinchè l’incensi a Vespro, a Mattutino e nella Messa Cantata…..Mi si accusa di trascurare la manutenzione della Chiesa, di non aver collocate le reliquie sugli altari, di non aver nominato un economo, di tenere il Santissimo Sacramento nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie e non in quella di S. Antonio. Il pavimento della Chiesa è smosso in più parti. Ma che colpa ci ho io, se fu costruito, gettando delle lastre di marmo su di un terrapieno, soggetto continuamente alle infiltrazioni delle acque piovane, e quindi a continui dislivelli della superficie. Riparo quanto posso, ma non mi è concesso fare miracoli. Il pavimento è quasi sempre sudicio: ma perchè non si considera che quella chiesa è posta in un’aperta campagna? In essa convengono in gran parte contadini dalle scarpe bullettate, e, in giorni piovosi, sporche del fango che portano dai melmosi terreni onde vengono. Devo io forse vietare l’ingresso in chiesa a tutti quelli che non hanno le scarpe nette e lucide? Si pulisce quanto è possibile, ma non si riesce in tutto. Mancano le reliquie agli altari. Quanta malvagità v’è in questa accusa! I patroni sanno, ed io fo noto alla Eminentissima Congregazione del Concilio, che nella Chiesa di S. Nicola vi sono sette altari: di questi uno solo, cioè l’altare maggiore è del Parroco, ed è arredato decorosamente di tutto. Gli altri sei altari sono di Patroni privati, ai quali la De Ruggiero ha distribuiti diritti di patronato e ne ha conservato il diritto con lapide e iscrizioni. Ebbene di questi altari privati due soli sono forniti di tutto, cioè l’altare di Medici e di Precenzano; gli altri non hanno una Croce, non il sepolcretto, nulla e in questo stato deplorevole si trova lo stesso altare della Beata Margherita di Savoia, inaugurato dalla De Ruggiero con grande chiasso, e poi lasciato in completo e desolante abbandono: ho forse io l’obbligo di arredare gli altari privati? Credo di no, e passo oltre. Non ho voluto nominare l’Economo: San Mango non ne ha mai avuto: così mi fu risposto quando feci pratiche presso le competenti autorità civili, per un sussidio all’Economo da nominarsi. Quindi se nei tempi passati non vi furono economi, tanto meno puossi nominare oggi, che sulla esigua rendita di questa parrocchia grava la pensione annua di lire 300. Il SS. Sacramento è stato trasportato nella Chiesa di S. Maria . E’ vero, ma non l’ho fatto di mio arbitrio. Ho continuata una consuetudine antica, immemorabile, che risponde alle esigenze topografiche del paese, e fu mutata in legge da Mons. Arcivescovo Paglia, con decreto di Santa Visita il 1856. La Parrocchia non è stata mai abbandonata, e mentisce chi dice che vi si celebra la Messa festiva alle 4 del mattino. Ciò avviene soltanto nel mese di Luglio, periodo della mietitura, e lo fo con mio grave disagio, e per servire al pubblico fedele. Negli altri mesi si celebra la prima messa alle 8 1/2 a.m. d’inverno, ed alle 7 1/2 a. m. di està, ora comodissima per tutti…….Io, a contentare le esigenze della popolazione, distribuisco funzioni sacre durante l’anno, rispettando, in tutto, l’antica consuetudine lasciata dai miei antecessori, i quali mai furono molestati da patrono alcuno, nell’esercizio dello Spirituale Ministero. Solo a me non si lascia pace, e assisto da sette anni allo spettacolo di una donna, che viene a San Mango per imporsi financo l’orario delle sacre funzioni…….”.

Notizie tratte dalla raccolta storica di Antonio Roma e Nicola Vitolo – Tutti i diritti riservati.

 

 

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